Dopo la Vita by AA.VV

Dopo la Vita by AA.VV

autore:AA.VV. [Aa.vv.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Science Fiction
editore: Mondadori
pubblicato: 1990-04-08T14:29:14+00:00


— E lei…

— Io preferirei stasera — disse, ancora sorridendo — ma il dottor Herring dice che può mantenerla insieme finché io non abbia avuto una buona notte di riposo. Di solito lavoriamo meglio, la mattina.

Bess chiuse gli occhi. Non voleva pensare a niente.

Il chirurgo continuava a parlare. Arterie. Placca. Angina. Vene prese dalle gambe per il trapianto. Dio, sarebbe stato come in una macelleria.

— Ma io voglio sottolineare il fatto, Bess, che questa non è un’operazione destina-ta a lasciarla un’invalida. Con un po’ di fortuna, lei riavrà il cento per cento della sua efficienza. Potrà condurre una vita perfettamente normale, e tornare al lavoro, se vorrà, nel giro di cinque settimane.

Aveva una voce profonda e tranquillizzante.

— Per essere franchi, lei avrà più possibilità di sopravvivere sul tavolo operatorio di quante non ne abbia avute nelle ultime ventiquattro ore. I cuori non sono stati fatti per girare a vuoto.

Ancora le vecchie metafore automobilistiche. Bess ebbe la visione di interminabili file di uomini con l’uniforme verde da chirurgo ciascuno con una pompa di benzina nella mano guantata.

La sua forza di volontà stava svanendo.

Odiò se stessa, la fiacchezza che aveva dentro, la zitella senza spina dorsale incapace di dire di sì o di no. Tutto quello che era riuscita a fare in vita sua era spaventare i neonati con la sua mole e il suo volto squadrato.

Willis Morris non si era spaventato. Il giovane e ossuto studente non si era peritato di rifare la sua richiesta.

Perché lottare ora, solo per avere il privilegio di morire?

Si rannicchiò nel letto, lasciando che la linfa delle sue resistenze si prosciugasse, finché non si sentì come un timbro asciutto.

Firmò il suo consenso.

Poi chiuse la mente per il resto della notte.

Il buco nel continuum si allargava continuamente. Tutmosi si contrasse dalla bra-mosia. Poteva sentire che la struttura della vittima era in uno stato di estrema disperazione, in quel tempo scisso e aperto dove il volere non esiste più e i pipistrelli devono mordere.

Una visione gli attraversò la mente, spontanea, di quando era il dandy parigino, dedito allo champagne, alle ostriche e ai versi tristi. La sua fame si tramutò momen-taneamente in una sete pungente.

Per il Pommery. Per il Taittinger. Per le spumeggianti bottiglie di Charles Heid-sieck e di Pol Roger e di Louis Roederer, sangue argenteo che rimpiazzasse quello rosso che la sua vittima aveva tossito fuori in un catino durante le sue lunghe ultime notti, piene di sudore.

Poi raccolse tutte le sue forze.

C’era un solo modo per essere ancora l’io-che-esisto.

Come perfino al dandy piaceva dire, citando l’ultimo detto alla moda che veniva da oltre il Reno, guardati dalla pietà. La pietà per l’Altissimo è l’ultima insidia posata sul sentiero dell’io-che-vorrei-essere-io.

Czeslawa volteggiava attorno al buco. Ogni battito d’ali la portava più vicino.

Swoop. Swoop. Swoop.

Bronwen cercò nuovamente d’intercettarla, ma Czeslawa era pronta. Frenò per un brevissimo istante, evitando le lame dell’avversaria e graffiandola mentre passava.

L’etere eruppe in scintille di dolore incandescente.

Tutmosi gironzolava lì vicino.

Swoop. Swoop. Swoop.

Uno dei bordi posteriori della struttura di Czeslawa rasentò il buco. Era abbastanza ampio per potervi entrare.



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